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Innanzitutto, facciamo chiarezza in quanto spesso si confondono i termini fossa biologica e pozzo nero considerandoli erroneamente sinonimi di un medesimo impianto.

La fossa biologica è costituita da una vasca di accumulo interrata in cui si raccolgono e smaltiscono le acque nere e le acque grigie provenienti dagli scarichi domestici, dalle aziende, dalle attività commerciali, che non sono collegati direttamente alla rete fognaria. E’ dotata di due condotte, una per l’afflusso e una per l’efflusso.

Il pozzo nero prevede, invece, solo quella di afflusso. E’ un comparto sormontato da un’apposita calotta con botola che evita il diffondersi delle esalazioni.

 

L’importanza di un’attenta installazione e di una costante manutenzione

Un’accurata installazione, eseguita da personale qualificato, equivale al buon funzionamento della fossa biologica.

La normativa che regola installazione, mantenimento e funzionamento delle fosse biologiche è la Legge n. 319 del 1976 https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/1976/05/29/076U0319/sg

Le regole da rispettare sono le seguenti:

  • la fossa biologica deve trovarsi ad almeno 1,20 metri di profondità;
  • bisogna rispettare la distanza minima di 1-2 metri rispetto al punto di ubicazione dell’edificio;
  • se la fossa biologica si trova in prossimità di pozzi o serbatoi di acqua potabile, la distanza sopraccitata non deve essere inferiore ai 10 metri.

Il Testo Unico Ambientale stabilisce che se una fossa biologica non risulta a norma deve essere assoggettata a una sanzione:

  • se si tratta di un condominio, l’importo può raggiungere i 60mila euro;
  • alle singole abitazioni può essere notificata una multa che oscilla dai 600 ai 3mila euro;
  • per le aree sotto vincolo idrogeologico la sanzione va dai 240 fino ai 1400 euro.

    La normativa prevede sanzioni anche nel caso di fossa biologica deficitaria di manutenzione.

    Anche per questo motivo, è fondamentale rivolgersi ai professionisti del settore che sanno come operare e ti rilasceranno apposita documentazione attestante l’intervento di revisione dell’impianto.

Cosa devi sapere prima di procedere all’installazione della fossa biologica


Innanzitutto, è necessario il sopralluogo di un geologo allo scopo di stabilirne le dimensioni e questo dato varia in funzione al volume di liquami prodotti e che pertanto dovranno essere gestiti dalla fossa biologica.

Poi andrà prodotta e depositata apposita documentazione tra cui il disegno del progetto e il report con le valutazioni tecniche relative alle caratteristiche del terreno in cui verrà installata la fossa biologica.

Lo step conclusivo di questo iter rigoroso è l’ottenimento dell’autorizzazione comunale che mediamente ha una validità di quattro anni, trascorsi i quali si dovrà provvedere a richiederne il rinnovo.


Quale materiale scegliere per la fossa biologica


La fossa biologica può essere realizzata con diversi materiali.

Quelli principalmente utilizzati sono: PVC, vetroresina, calcestruzzo.

Il PVC grazie al suo peso ridotto rende molto agevole sia il trasporto sia l’installazione delle fosse biologiche. Inoltre, è un materiale affidabile, duraturo ed economico.

La vetroresina è la fusione di plastica e fibre di vetro.

Questo genera un materiale robusto, molto solido e parecchio resistente in grado di sopportare bene anche la pressione esercitata del terreno sovrastante.

Ma nonostante ciò, è leggero e pertanto, come il PVC, risulta comodo da trasportare e semplice da installare.

Il calcestruzzo non è sinonimo di leggerezza ed è più costoso rispetto alle prime due opzioni, però rappresenta la scelta migliore se vuoi puntare alla massima durata nel tempo.

Infatti, le fosse biologiche in cemento garantiscono una durata decennale.

Devi considerare poi che il costo del materiale si compensa con quelli (inferiori) di installazione, in quanto le fosse in cemento, a differenza di quelle in plastica o in vetroresina, consentono di essere progettate e dimensionate ad hoc.

Le diverse tipologie di fossa biologica

Abbiamo due tipologie per quanto riguarda questo impianto:

  • fossa biologica tradizionale (detta anche settica), ovvero quella che si allaccia alla rete fognaria pubblica;
  • Imhoff che si impiega quando l’ubicazione dell’impianto è lontano dalle altre fognature.

La fossa biologica tradizionale o settica

Consiste in una vasca suddivisa in due o tre sezioni (per cui si parla rispettivamente di fossa bicamerale o di fossa tricamerale).

Le camere sono comunicanti tra loro attraverso delle tubazioni dotate di appositi deflettori a T atti ad evitare il passaggio del contenuto da una camera all’altra.

Il liquame, una volta passato dalla prima alla seconda camera, vi permane per un lasso di tempo sufficiente a generare la sedimentazione dei solidi mentre il liquido subisce una fermentazione.

 

La fossa biologica Imhoff

In questo caso abbiamo la suddivisione della vasca in due comparti.

Quello superiore (denominato di sedimentazione) consiste di un canale lineare al flusso dotato di una sezione a tramoggia sulla parte terminale e di un’apertura che lo rende comunicante con il vano sottostante (detto di digestione).

Il funzionamento della fossa biologica Imhoff è analogo a quello della fossa settica.

La differenza, nonché il vantaggio, rispetto a quest’ultima risiede nel fatto che la presenza dell’apertura di comunicazione tra i due comparti fa sì che le bolle di gas generate dalla fermentazione dei liquami non risalgono fino al canale di sedimentazione.